Antonio De Falchi
4 novembre 1970 - 4 giugno 1989
Domenica maledetta domenica
Le nostre, pagine di questo mese volevamo dedicarle all’ultimo derby, iniziando dai lunghi ed impegnativi preparativi, per finire agli spettacoli che avevano, come sempre, colorato la Sud di giallo e di rosso.
Voleva essere questo un doveroso omaggio a chi aveva tanto lavorato, un giusto riconoscimento a chi davvero lo meritava. E invece...
Sono ancora frastornato, rivedo nella mente le immagini dei funerale di Antonio e tutto mi sembra cosi irreale, un sogno forse, anzi un brutto sogno.
Nella mia lunga militanza nel mondo dei calcio, dei tifo, della curva, credevo di aver visto tutto, di aver gioito e sofferto abbastanza, onestamente le mie sensazioni le facevo complete. Macché!!
Purtroppo Antonio, ma solo fisicamente, non è più tra noi, il destino crudele, sotto forma di un vigliacco agguato effettuato da vigliacchi “tifosi”, se l’è portato via a Milano.
Avrei tante cose da dire, ma sono stanco, stufo e demoralizzato, sì può scrivere tutto quello che si vuole, possono saltare fuori delle buone idee, la volontà di riparare non manca, ma poi ti accorgi che è tutto fiato sprecato.
Ti viene voglia di piantare tutto e andare lontano, dove le parole hanno ancora un senso e dove non c'è pericolo di morire per il calcio.
Calcio, che parola solenne, significa tante cose, uno sport dove regna l'attivit agonistica, un gioco collettivo che piace e soddisfa (mica sempre) le folle, ma che vuole anche dire interessi paurosi, ingaggi da nababbi ed un giro di miliardi che calpestano e sminuiscono quei valori che il calcio stesso metteva in mostra all'inizio della sua storia. Oggi il calcio, anzi una delle sue componenti più genuine, il tifo, viene utilizzato per sfogare istinti repressi, per esaltare una città contro l'altra, per creare attriti tra Nord e Sud, per uccidere il prossimo.
E’ inconcepibile, ma purtroppo è così. Le colpe dei giornali e comunque degli organi di informazione balzano subito agli occhi di chi segue il problema.
L’ultimo esempio è arrivato lunedì 12 giugno, telegiornale del 1° delle 13.30, dove è stato dato il “giusto risalto” agli incidenti avvenuti alla Stazione Termini, tra romanisti e polizia, con l’arresto di 5 tifosi.
Tutto bene, ma allora perché non parlare anche degli scontri tra interisti e atalantini fuori S. Siro, esattamente ad una settimana dalla morte di Antonio, e guarda caso sempre a Milano?
Ma davvero nessuno si rende conto che intorno a S. Siro iniziano a starci 2 croci (Antonio e Fonghessi), che una è in curva nord (Palmieri, ma nessuno ne parla mai...), che un’altra è ad Ascoli (Filippini, ma le tracce portano a Milano) e che quelle tribune sono cariche di sangue di tanti tifosi della Roma accoltellati senza pietà e nessuna tutela, dai prodi interisti?
Qui si parla di gente aggredita coi coltelli all’interno dello stadio che, strano ma vero, presenta l’anello superiore privo di recinzioni e quindi dove è fin troppo facile fare gli eroi. Ma davvero stà gente non si può fermare?
Sono anni che, leggo di misure preventive, di controlli capillari, di dare condanne, ma sono anni che dentro e fuori S. Siro accadono fatti gravissimi.
Sia ben chiaro, non mi sto inventando nulla, le cronache che tutti possiamo consultare parlano in maniera inequivocabile, a S. Siro è facile prendere una coltellata, ed è facile morire.
E poi come la stronchiamo la violenza se non si trova il modo di condannare effettivamente due “tifosi” del Milan, presi sul fatto a tirare pietre contro i “bastardi romani”, questo dopo(!) la morte di Antonio, quindi per niente preoccupati, né addolorati? Che ci sia la condanna, ma poi si fanno uscire, non serve a nulla, vogliamo sconfiggerlo davvero in questa maniera il cancro della violenza?
Nessuno è perfetto e tutti possiamo sbagliare, ma è il perseverare che è diabolico. Basta con le chiacchiere, se c’è davvero la reale intenzione di far tornare la pace negli stadi, troviamo le giuste misure, siamo ancora in tempo. Non eliminando striscioni o tamburi e bandiere, ma combattendo seriamente e con fermezza la presenza di chi vive nella violenza dei vigliacchi e vigliaccamente la mette in pratica.
Per finire vorrei ringraziare tutte quelle persone, ragazzi e ragazze che hanno partecipato, ovunque in Italia, al dolore per la morte di Antonio.
Personalmente, ma a nome anche del Vecchio Cucs ringrazio Giovanni Magri (Brindisi), Alessandro Gaziano (Nettuno), Wladimiro Maiellano (Milano), il gruppo di Livorno, Giovanni Chiavarino (Milano, ma tifoso del Genoa), i tifosi del Napoli per ciò che hanno fatto ed alcuni amici della Lazio per le belle frasi che hanno detto.
Per quanto ci riguarda continueremo sempre su questa strada e tu, Antonio camminerai al nostro fianco, ovunque noi saremo.
Pubblicato su LaRoma di giugno 1989
Stefano Malfatti
Commando Ultrà Curva Sud
Vecchio Cucs
Camp. 1989-90 Roma-Milan 0-4 |
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